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Usciamo un po’ dai binari: il racconto di Maura

Personalmente sono stata a Same 4 volte, difficile spiegare il magnetismo che mi induca a lasciare l’Africa sempre con un “arrivederci”… Si potrebbe pensare che accada per la consapevolezza di vantare una condizione economica più agiata che consenta di condividere e offrire il proprio eccesso, ma vi assicuro che non è così (almeno per me!). La “necessità” del ritorno è frutto di un legame invisibile ma fortissimo che si crea con la gente, il territorio, la cultura … è un mezzo meraviglioso che, attraverso gli altri, fa conoscere sé stessi. Ogni volta che sono rientrata in Italia non ho avuto la percezione di aver fatto o dato qualcosa, ma la nitida certezza di aver acquisito singolari ricordi e aver compreso preziose sfumature di chi si possa diventare con un’esperienza di questa portata. Esordisco spesso con la frase “Il bagaglio lo lascio sul posto ma torno più ricca di prima”, è così. Non nego che l’adattamento sia impegnativo e non assicuro che ogni sforzo porti sempre a rosei risultati (le barriere culturali a volte sono più resistenti di 100 muri!), ma se ci si rimbocca le maniche e si dà il massimo si raggiungono importanti obiettivi. Federico ed io abbiamo fatto molto a Same, sono fiera di riconoscerlo, e l’ambizione che inseguiamo è polivalente: alimentare l’entusiasmo dei volontari affinché sia il carburante per raccogliere il meglio da sé e offrirlo famiglie sul posto.